Blog Digital Transformation degli Operating Models

Tecnologie digitali, sostenibili e gli effetti inaspettati

Rassegna dal mondo accademico

L’obiettivo di questa breve rubrica mensile è quello di dare circolarità alle informazioni. Come accademici, spesso prendiamo spunto dai fatti e raccogliamo dati che riguardano le aziende per scrivere articoli scientifici che altri accademici leggeranno. Ci dimentichiamo, però, di condividere i risultati di questi spunti con le aziende. Questa rassegna, quindi, serve per chiudere il cerchio.

Quali sono gli argomenti che stimolano ragionamenti e azioni di imprenditori, managers, politici ed accademici? Facile trovare una convergenza: le tecnologie digitali e la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Cosa bisogna sapere per implementare al meglio sia l’innovazione digitale sia la sostenibilità in ambito di smart operating models? Innanzitutto, è importante capire che ci possono essere effetti positivi, negativi ma anche effetti indesiderati.

Effetti positivi delle tecnologie digitali sulla sostenibilità

La letterarura accademica evidenzia diversi effetti positivi. Per esempio, le tecnologie digitali come i Big Data e l’Artificial Intelligence, permettono di monitorare il consumo efficiente di energia e risorse nelle operations. Un altro esempio emerge in ambito di supply chain. Le tecnologie digitali permettono di gestire i cosiddetti buchi strutturali delle supply chain perchè mettono in contatto tra di loro clienti e fornitori, con il beneficio di ridurre gli sprechi di materie prime [1].

Effetti negativi delle tecnologie digitali sulla sostenibilità

Le tecnologie digitali hanno anche effetti negativi sulla sostenibilità. Il digitale accelera il consumo di risorse e l’inquinamento ambientale e genera problemi sociali.

Per esempio, nell’elaborato “Towards Our Common Digital Future”, l’Advisory Council on Global Change della Germania riporta una lunga lista di rischi legati alle tecnologie digitali [2]. In una lettera aperta alla Presidente Von Der Leyen, il Club of Rome raccomanda di assicurare che le tecnologie digitali siano ottimizzate per le persone, il Pianeta e la prosperità [3].

Questi effetti negativi stanno emergendo sempre di più anche nelle ricerche di molti accademici. Alcuni studiosi [4] sostengono che le tecnologie digitali come la robotica, la stampa 3D e la realtà aumentata hanno spesso obiettivi in trade-off con la sostenibilità ambientale. Questo perché obiettivi economici ed operativi (come la flessibilità e la personalizzazione) minacciano il raggiungimento di obiettivi sostenibili.

Un altro esempio è lo studio di Life-Cycle Assessment che misura l’impatto delle auto elettriche rispetto a quelle tradizionali [5]. Le auto elettriche, rispetto a quelle tradizionali, hanno un impatto migliore sull’ambiente dovuto all’assenza di emissioni di gas di scarico durante il funzionamento. Questo impatto è peggiore in fase di produzione (grande utilizzo di metalli, prodotti chimici ed energia richiesti da componenti specifici del gruppo propulsore elettrico, acidificazione, tossicità umana, particolato, fotochimici).

Effetti inaspettati delle tecnologie digitali sulla sostenibilità

Rispetto a quanto detto, recentemente è emersa una novità. Di questa novità si è parlato nel volume della rivista scientifica “Business Strategy and the Enviroment” dedicato al tema “Sustainability in the Digital Age – Intended and unintended consequences of Digital Technologies for Sustainable Development” [6].

In questo volume, i ricercatori presentano un modello che esemplifica gli effetti delle tecnologie digitali sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle aziende. Quello che emerge da modello, oltre agli effetti positivi e negativi, sono gli effetti inaspettati. Gli effetti inaspettati sono difficili da identificare perché spesso non visibili nel breve termine ma che, a lungo andare, potrebbero innescare problemi complessi da risolvere.

Per spiegare questo passaggio, riporto i risultati di una ricerca empirica di alcuni studiosi [7] pubblicata all’interno del volume citato sopra. Questi ricercatori, utilizzando dati provenienti da un campione di oltre 1.200 aziende manifatturiere italiane, tra le quali 200 dichiarano di adottare tecnologie digitali, evidenziano che le tecnologie digitali hanno effetti positivi sulla performance di sostenibilità ambientale misurata in termini di economia circolare.

Tuttavia, questi effetti positivi si sviluppano in maniera diversa a seconda del tipo di tecnologia digitale implementata. In particolare, le tecnologie digitali di produzione come, per esempio, robotica e stampa 3D influiscono positivamente sull’economia circolare rispetto alle tecnologie digitali di elaborazione dei dati come, per esempio, Big Data e Internet of Things. Il motivo è che le tecnologie digitali di produzione favoriscono una maggiore integrazione dell’azienda con i fornitori e i clienti della supply chain e tra le funzioni aziendali.  

Minore integrazione della supply chain tra gli effetti inaspettati

L’effetto inaspettato, in questo caso, è che le tecnologie digitali di elaborazione dei dati favoriscono l’economia circolare ma non attraverso lo sviluppo di relazioni più integrate lungo la supply chain. Una possibile spiegazione è che, probabilmente, tecnologie come l’Internet of Things automatizzano alcune dimensioni che incidono su tale integrazione. Infatti, l’integrazione passa attraverso tre dimensioni: (i) condivisione delle informazioni, (ii) cooperazione e (iii) coordinamento. Con le tecnologie digitali come l’Internet of Things, la gestione delle informazioni diventa sempre più codificata e automatizzata. Ne consegue una minore necessità di continua cooperazione e coordinamento tra gli attori esterni della supply chain e le persone delle diverse funzioni all’interno dell’azienda. Nel lungo andare, l’erodersi di una competenza distintiva così importante come l’integrazione lungo la supply chain può diventare un problema strategico rilevante. Tanto più per la sostenibilità, che si fonda sulle innovazioni e le relazioni che derivano dagli scambi di attori differenti.

Ambra Galeazzo

Bibliografia

[1] Ciulli, F., Kolk, A., & Boe-Lillegraven, S. (2020). Circularity brokers: Digital platform organizations and waste recovery in food supply chains. Journal of Business Ethics,167, 299–331. https://doi.org/10.1007/s10551-019-04160-5

[2] WBGU. (2019). Towards our common digital future. Berlin: WBGU.https://www.wbgu.de/fileadmin/user_upload/wbgu/publikationen/hauptgutachten/hg2019/pdf/WBGU_HGD2019_S.pdf.

[3] Club of Rome. (2019). Open letter in response to the European green deal.https://www.clubofrome.eu/IMG/pdf/191212_cor_green_deal_letter_uvdl_policy_input.pdf.

[4] Hahn, T., Figge, F., Pinkse, J., & Preuss, L. (2010). Trade-offs incorporate sustainability: You can’t have your cake and eat it. Business Strategy and the Environment,19, 217–229. https://doi.org/10.1002/bse.674

[5] del Pero, F., Delogu, M., & Pierini, M. (2018). Life cycle assessment in theautomotive sector: A comparative case study of internal combustionengine (ICE) and electric car. Procedia Structural Integrity,12, 521–537. https://doi.org/10.1016/j.prostr.2018.11.066

[6] Bohnsack, R., Bidmon, C. M., & Pinkse, J. (2022). Sustainability in the digital age: Intended and unintended consequences of digital technologies for sustainable development. Business Strategy and the Environment, 31(2), 599-602. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1002/bse.2938

[7] Di Maria, E., De Marchi, V., & Galeazzo, A. (2022). Industry 4.0 technologies and circular economy: The mediating role of supply chain integration. Business Strategy and the Environment, 31(2), 619-632. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/bse.2940